Ci sono momenti, nella vita di un allenatore, in cui non è possibile mancare l’occasione di insegnare qualcosa ai propri ragazzi. Sabato è stato proprio uno di quei momenti. Vorrei evitare di cadere nell’ipocrisia, ma da mister, voglio che i ragazzi crescano e diventino uomini e persone, prima ancora che calciatori; fargli capire i valori che vanno oltre l’esperienza sportiva, ma che ne sono il fondamento. Ecco allora che non potevo esimermi, dopo che il nostro Capitano e la nostra Dirigente hanno avuto un lutto familiare, il non valorizzare questo giorno sarebbe stato per me, come sbagliare un rigore a porta vuota. Il primo pomeriggio come squadra abbiamo partecipato al funerale della nostra tifosa Antonietta, e mi sono accorto, dagli sguardi e dalle domande, che i ragazzi avvertivano sensazioni di smarrimento e costernazione nei confronti dei primi approcci verso l’impotenza agli eventi che la vita ci impone. Prima della gara, negli spogliatoi, non potevo non spiegare ai ragazzi cosa vuol dire essere Squadra, con la S maiuscola e ringraziando Capitan Stefano, che nonostante il momento terribile era lì con noi a condividere la fatica. Ecco l’essenza della squadra, Stefano era lì con il suo dolore, ma noi lì con lui pronti a farcene carico un po’ per uno per alleviare il peso del vuoto e della mancanza. Il fatto che ogni compagno ci tenesse a essere vicino al proprio compagno, per supportarlo e fargli sentire il calore dell’amicizia, era già la vittoria che come allenatore avrei voluto appendere sulla bacheca delle glorie. La squadra in si è dimostrata motivatissima, già dalle fasi di riscaldamento. In campo con il lutto al braccio, dopo il toccante minuto di silenzio a centrocampo, prima del fischio d’inizio abbiamo rinsaldato quel senso di appartenenza e di gruppo che lentamente si sta rendendo visibile agli occhi di tutti. La partita è equilibrata, anche se dal punto di vista tecnico l’Ardor merita decisamente di più. L’avversario gioca in maniera molto fisica, ma non riesce ad essere incisivo; almeno non quanto l’Ardor che con la seconda doppietta stagionale del neo bomber Reda, vince la gara per 2-0. Certo una giornata sola non può renderci pronti e preparati ad affrontare il dolore, ma il sapere di non essere soli, di avere la squadra pronta ad offrirci il proprio conforto ha più valore di mille campionati vinti. Una abbraccio affettuoso a Stefano e Roberta e un saluto a nonna Antonietta, che continuerà a incitare i nostri Ardorini, da una tribuna d’onore molto speciale.
All.Stefano Guarda